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Il pregiudizio: l’esperimento di Eliott

Nel 1968 il mondo fu scosso dall’assassinio di Martin Luther King, un evento che rivelò in modo crudo e violento le profonde radici del razzismo negli Stati Uniti. Jane Elliott, un’insegnante di terza elementare a Riceville, Iowa, decise di affrontare questa problematica direttamente nella sua classe. Era convinta che facendo vivere in prima persona l’esperienza della discriminazione si potesse insegnare ai bambini cosa significasse davvero essere vittime di pregiudizio.

L’esperimento blue eye

Così nacque l’esperimento “Blue Eyes, Brown Eyes”, in cui Elliott divise i suoi alunni in base al colore degli occhi, proclamando gli studenti con occhi azzurri superiori a quelli con occhi marroni. Ai primi erano riservati diritti aggiuntivi come quello di fare ricreazione quando lo desideravano. Ai bambini con occhi marroni non era concesso alcun tipo di privilegio. 

Ciò ha fatto sì che il rendimento scolastico degli studenti con gli occhi azzurri aumentasse mentre quello degli studenti con gli occhi marroni diminuisse.

Inoltre, i “superiori” assunsero un atteggiamento arrogante e dominante, mentre gli “inferiori” divennero timorosi e insicuri. Il giorno successivo, i ruoli furono invertiti, e il cambiamento nei comportamenti fu altrettanto netto. 

Questo esperimento ha dimostrato quanto rapidamente e facilmente il pregiudizio potesse essere instillato e accettato, persino nei bambini. Gli stessi alunni che fino a quel momento avevano interagito tra loro senza discriminazioni, iniziarono a trattarsi con una crudeltà sorprendente. Questo perchè perché una figura autoritaria aveva affermato che alcuni di loro erano “migliori” degli altri. 

Il conformismo: perché ci adeguiamo alle scelte altrui

L’esperimento di Jane Elliott, sebbene unico nel suo contesto e metodo, si inserisce in un panorama più ampio di studi psicologici che esaminano come il comportamento umano sia influenzato dal giudizio e dalle aspettative degli altri. In particolare, gli studi sulla conformità sociale, come quelli condotti da Solomon Asch negli anni ’50, hanno dimostrato che gli individui tendono a conformarsi alle opinioni del gruppo anche quando sanno che queste sono sbagliate.

Nel suo esperimento più noto, Asch chiese ai partecipanti di indicare quale tra tre linee avesse la stessa lunghezza di una linea di riferimento. Nonostante la risposta fosse ovvia, quando i partecipanti erano circondati da attori che davano risposte errate, la maggioranza tendeva a conformarsi alla risposta del gruppo. Questo comportamento, noto come conformismo, dimostra quanto siamo influenzati dal desiderio di essere accettati dagli altri e dalla paura di essere giudicati o esclusi.

Questo fenomeno è strettamente legato a quello osservato da Elliott: i bambini nella sua classe si sono adeguati rapidamente ai nuovi ruoli imposti, non perché fossero d'accordo con la divisione, ma perché sentivano la pressione sociale di conformarsi alle nuove regole. Il giudizio degli altri, che agisce come una forza invisibile, può spingere gli individui a comportarsi in modi che contrastano con le loro convinzioni personali e a rinunciare alla propria autonomia di pensiero.

Come educare a superare pregiudizio e conformismo

A distanza di oltre mezzo secolo, l’esperimento di Jane Elliott rimane un potente strumento educativo per comprendere le dinamiche del pregiudizio e della discriminazione. Nonostante sia stato criticato per l’impatto emotivo sui bambini coinvolti, l’esperimento ha il merito di aver reso tangibile un problema che altrimenti sarebbe rimasto astratto. In un mondo in cui le divisioni sociali e culturali continuano a esistere, l’esperimento ci ricorda che il razzismo non è un problema relegato al passato, ma una questione che ancora oggi richiede attenzione e azione.

Il lavoro di Elliott suggerisce che l’educazione è uno strumento fondamentale per combattere il razzismo e i pregiudizi. Insegnare ai bambini a riconoscere e resistere ai meccanismi del pregiudizio può aiutarli a sviluppare una coscienza critica e a costruire una società più equa e inclusiva. Tuttavia, l’educazione non deve limitarsi all’insegnamento scolastico; essa deve estendersi a tutte le aree della vita, compresa la famiglia, i media e la comunità.

Il cambiamento, come dimostrato da Elliott, inizia da piccole azioni che trasformano il modo in cui vediamo noi stessi e gli altri. Se vogliamo costruire un mondo in cui il pregiudizio non abbia spazio, dobbiamo iniziare a educare alla diversità, alla tolleranza e all’empatia. Dobbiamo insegnare alle nuove generazioni che le differenze superficiali, come il colore della pelle o degli occhi, non devono mai essere usate come criteri per giudicare il valore di una persona.

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